RESTAURO MONUMENTALE
Restauro Chiese, Ville, Palazzi e Castelli
CASTELLI SCALIGERI E COEVI
EDIFICI DI CULTO - CHIESE
- CAVAZZALE (VI) S. Matteo Apostolo
- VICENZA Cripta S. Caterina
- VICENZA S. Caterina
- VICENZA S. Caterina in Porto
- VICENZA S Lucia
- ARSIERO (VI) S. Maria Angiadura
- VICENZA S Chiara
- ARZIGNANO (VI) SS. Sebastiano e Rocco
- VICENZA S. Maria Regina della Pace
- VICENZA ABBAZIA DI S. AGOSTINO
VILLE E PALAZZI
NUOVO IMPIANTO
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LAVORI IN CORSO
RESTAURO MONUMENTALE
NUOVO IMPIANTO
RESTAURO MONUMENTALE - REALIZZAZIONI
CHIESA DI S. CATERINA IN PORTO IN VICENZA - sec. XVII
Restauro conservativo, consolidamento statico ed adeguamento impiantistico.
Progettazione, Direzione Lavori e Coordinamento Sicurezza.
COMMITTENTE: Parrocchia dI S. Silvestro in S. Caterina (VI)
PERIODIO DELLA PRESTAZIONE: 2000-2005
L’antica Chiesetta di S. Caterina in Porto, edificio sacro risalente all’età romanica e sistemato nella veste attuale alla fine del XVII sec., sul modello architettonico della maggiore Chiesa parrocchiale di S. Caterina, è un edificio di grande interesse artistico e monumentale.
La Chiesa sorgeva sull’antico porto fluviale di Vicenza, ancora in efficienza nel ’600, porto che consentiva con imbarcazioni, i cosiddetti burci, i collegamenti tra le città Venete attraverso Retrone, Sile, Adige, canali, lagune e corsi artificiali. L’epoca dell’erezione dell’edificio è tuttora dubbia: secondo alcuni autori essa fu eretta nel 1423, accanto ad un ospedale che sorgeva lungo la strada Berica, e venne denominata “S. Caterina di Campedelo”, dal nome della vicina borgata. Successivamente il nome più diffuso divenne quello di Santa Caterina “in Porto", per la vicinanza appunto con lo stesso porto fluviale.
Nel 1677, grazie al finanziamento del conte Giovan Battista Bertolo, la facciata barocca venne sostituita da una più grande, in un unico ordine tuscanico, a somiglianza di quella della maggiore chiesa di S. Caterina.
Nel periodo napoleonico l’ordine di Santa Caterina in Porto venne soppresso, e la Chiesa fu venduta al conte Gaetano Valmarana, a condizione che essa non venisse profanata o utilizzata per altre destinazioni. In tale atto il Valmarana si impegnava inoltre ad eseguire a proprio carico alcuni lavori di restauro, resi evidentemente necessari dallo stato di conservazione della Chiesa, assumendosi la facoltà di farvi celebrare le Sacre funzioni, «conservando però il Parroco il diritto di farle in qualunque tempo lo riputasse opportuno». La Chiesa venne poi donata dalla famiglia Valmarana alla Parrocchia di Santa Caterina.
La facciata della Chiesa, attribuita al Muttoni, presenta un apparato decorativo plastico che, al pari del pregevole altare interno, incorniciante una Madonna col Bambino policroma quattrocentesca, è alla bottega degli Albanese. Attualmente le proporzioni della facciata risultano compromesse, rispetto alle originarie, a causa dei continui innalzamenti dell’argine e delle sede stradale susseguitisi nel tempo, che hanno di fatto causato l’interramento e la scomparsa della parte inferiore della facciata stessa, per un’altezza di circa 2 metri.
La Chiesetta versava in uno stato di degrado diffuso, in particolare a causa dell’umidità di risalita, aggravata dall'interramento della facciata nel corso dei secoli, e dei continui allagamenti generati dallo scarico a cielo aperto dei pluviali sul marciapiede, la cui quota era più alta rispetto al livello interno della Chiesa. In particolare le pendenze, esistenti sul marciapiede in corrispondenza dell’ingresso della Chiesa, creavano un “invito” che contribuiva a convogliare, in caso di precipitazioni metereologiche, l’acqua della sede direttamente all’interno della Chiesa stessa.
Particolarmente urgenti risultavano quindi oltre alle opere di revisione del manto di copertura, il rifacimento della lattoneria e il collegamento dei pluviali alla rete di smaltimento comunale.
Nella necessità di procedere urgentemente agli intervento di risanamento, il progetto prevedeva la realizzazione di uno stacco ventilato tra facciata e terreno, fino alla quota necessaria per riportare alla luce l’intero prospetto originario.
Si ipotizzava di sostituire il marciapiede esistente con elementi in grigliato metallico pedonabile e - per una fascia in aderenza alla facciata - da lastre in cristallo antisfondamento. All’interno della trincea, che si sarebbe venuta a creare, sarebbero stati collocati due impianto di sollevamento che avrebbero garantito lo smaltimento delle acque meteoriche e di infiltrazione, convogliandole alla rete pubblica o, in alternativa, direttamente al Retrone.
L’intervento realizzato ha previsto il restauro conservativo della facciata stessa. Si è proceduto alla rimozione delle finiture incompatibili cementizie, e alla stesura di intonaci a base di calce con caratteristiche macroporose deumidificanti e successiva finitura a latte di calce, tirata a ferro come da tracce superstiti del paramento originario.
Anche il restauro degli apparati decorativi lapidei ha seguito i dettami del restauro conservativo, prevedendo opere di pulitura e rimozione dell’incrostazioni generate da smog e polveri, stuccature e successivo consolidamento e protezione con prodotti in inigiallenti.
Anche all’interno della Chiesa sono state realizzate opere di risanamento delle murature dall’umidità di risalita mediante rimozione degli intonaci cementizi e successiva applicazione di intonaci a base di calce macroporosi con caratteristiche deumidificanti.
La pavimentazione in tavelle di cotto di epoca recente, per lo più deteriorate e irrecuperabili, è stata rimossa ed è stato posato, su un vespaio aerato, una pavimentazione in quadrotti di marmo rosso e bianco più consono alla tipologia della Chiesa. Un altro importante intervento ha riguardato l’altare e la scultura della Madonna con il Bambino. Restauratori specializzati hanno eseguito interventi di pulitura, consolidamento e protezione riportando alla luce lo splendore delle cromie marmoree.