RESTAURO MONUMENTALE
Restauro Chiese, Ville, Palazzi e Castelli
CASTELLI SCALIGERI E COEVI
- Arzignano (VI) Cinta Muraria
- Arzignano (VI) Rocca Scaligera
- Campodenno (TN) Castel Belasi
- CASTELFRANCO VENETO (TV) TORRE CIVICA
- Marostica (VI) Castello Superiore e Cinta Muraria
- Marostica (VI) Castello Inferiore
- Montebello (VI) Castello dei Maltraversi
- Sanguinetto (VR) Castello Scaligero
- Soave (VR) Tratto nord Cinta Muraria
EDIFICI DI CULTO - CHIESE
VILLE E PALAZZI
NUOVO IMPIANTO
EDILIZIA ALBERGHIERA
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RESIDENZIALE
URBANISTICA
LAVORI IN CORSO
RESTAURO MONUMENTALE
NUOVO IMPIANTO
RESTAURO MONUMENTALE - REALIZZAZIONI
ROCCA SCALIGERA DI ARZIGNANO (VI) - sec. XIV
Restauro conservativo, ripristino filologico, consolidamento statico ed adeguamento impiantistico.
Progettazione, Direzioni Lavori e Coordinamento Sicurezza.
COMMITTENTE: Parrocchia della Visitazione B.V. Maria in Castello di Arzignano (VI)
PERIODIO DELLA PRESTAZIONE: 1998-2003
All'imbocco delle valli Chiampo e Agno, sul dolce pendio che le separa, superbo si erge l'antico Castello di Arzignano. Attraverso i grandi mutamenti avvenuti nei secoli è lì a raccontare la vita e la storia di chi ci ha preceduto e, attraverso lotte e fatiche, tipiche di ogni epoca, ha preparato la nostra vita e la nostra storia.
Borgo medievale e Rocca sono quì un'unica costruzione concepita per difendere la Pieve di S. Maria e le proprietà dei conti di Arzignano, antica famiglia comitale appartenente al ramo dei Maltraversi.
Un primo insediamento dovette localizzarsi sul colle di San Matteo sin dalle origini alto medievali, posto a difesa dell’antica Pieve di Santa Maria dalle incursioni barbariche degli Ungari a partire dal 915, e doveva essere collegato all’organizzazione dei presidi posti a difesa dell’estremità orientale dei Lessini e dei connessi sistemi vallivi, attraverso i quali si svolgevano i transiti commerciali e le transumanze con il Trentino.
Da più di un secolo la Rocca è sede della Canonica della Parrocchia di Castello. Prima dell’intervento risultavano ancora abitati il piano primo, occupato dai coadiutori e il piano secondo, residenza all’Arciprete. I piani terzo e quarto (sottotetto) sono stati utilizzati come archivio e deposito di materiali e arredi sacri. A metà degli anni ’70 nella Rocca sono stati eseguiti consistenti interventi di adattamento dei piani rialzato, primo e secondo alle esigenze abitative.
Le condizioni generali della Rocca e della sua cinta muraria erano andate peggiorando in modo drammatico negli ultimi 30 anni. La situazione di tutte le strutture murarie, lesionate in profondità e pericolosamente fuori piombo, la deformazione stessa delle aperture, lo sgretolamento dei cammini di ronda e delle arcatelle di sostegno denotavano il progressivo aggravarsi di dissesti statici che hanno accompagnato da sempre la vita del castello, imputabili alla vetustà della costruzione, alla stessa tecnica costruttiva caratterizzata da materiali pesanti e leganti poveri, alla mancanza di strutture di fondazione e al degrado localizzato del materiale naturale costituente il piano di fondazione, ma anche alla massiccia presenza di una vegetazione infestante, particolarmente vigorosa, responsabile della disgregazione di parte della cinta muraria. La caratteristica struttura muraria che costituisce l’intero complesso, tipica delle fortificazioni scaligere, è realizzata secondo la tecnica “a sacco”, con l’impiego di rocce vulcanoclastiche (basalto nero), materiali lapidei, mattoni e frammenti di laterizi eterogenei. Dalle indagini mineralogiche eseguite su diversi campioni, si manifestava un degrado particolarmente accentuato dei leganti, costituiti da una malta friabile di calce grumosa, piuttosto povera. L’inconsistenza dei leganti originari si estendeva per tutta la profondità delle murature portanti. Le murature, che alla base raggiungono uno spessore di 1,50 metri, prive di coesione e non adeguatamente collegate tra loro, presentavano numerose lesioni profonde, e fessurazioni verticali passanti per tutta l’altezza, causate da cedimenti differenziali della base di imposta, e vistose situazioni di presso-inflessione. La gravità dei dissesti statici subiti nel tempo risultava particolarmente evidente nella deformazione dei fori-finestra, in particolare nel prospetto orientale. Interventi impropri eseguiti in passato avevano compromesso ulteriormente il fragile equilibrio delle strutture e della loro base di imposta.
Il progetto prevedeva il recupero e la valorizzazione con precise finalità culturali sia della Rocca che della Loggia dei Vicari, per le quali veniva già indicata la destinazione ad archivio, biblioteca, museo di storia locale e sale polifunzionali, confermando comunque al piano secondo della costruzione principale l’abitazione del Parroco e gli uffici parrocchiali. Per gli interventi conservativi del complesso monumentale sono state adottate esclusivamente tecniche e materiali tradizionali, in analogia con l’esistente, sia per le murature che per gli impalcati, escludendo l’impiego di strutture in cemento armato, di malte cementizie, di prodotti chimici. È stato adottato il criterio di evidenziare e ripristinare le strutture superstiti senza manomissioni. Il progetto finalizzato alla ricettività ha riguardato tutti i piani della Rocca, con il ripristino dell’integrità spaziale degli ambienti secondo l’impianto originario.
Per quello che riguarda la struttura della Rocca, l’inserimento di una serie di tiranti in ferro, posizionati a livello degli impalcati di tutti i piani, ha consentito di legare le pareti dell’edificio alle strutture orizzontali e di contrastarne efficacemente le spinte. Molta cura è stata posta nella realizzazione dei pavimenti ai vari piani, puntando al recupero dell’assito e delle tipologie originarie. Anche i materiali lapidei sono stati liberati da manomissioni, finiture incompatibili e sovrastrutture, consolidati e ripristinati nella loro integrità statica, con interventi “poveri”: così la loggetta della scala a chiocciola è stata riportata alle sue proporzioni e al livello originario con la rimozione dei tamponamenti di epoca recente e del massetto in cemento armato, realizzato sopra le lastre in marmo del solaio di calpestio, lesionate e precarie queste, dopo il ripristino dello scarico a doccione, sono state stuccate e mantenute a vista, semplicemente sostenute dall’intradosso da due travi in legno. Per garantire la conservazione nel tempo del sistema difensivo è stata ripristinata la protezione costituita dai manufatti lapidei del cammino di ronda, la quale ha comportato il ripristino del sistema di sostegno delle lastre a sbalzo. E’ stato quindi scelto di riproporre allusivamente in modo analogico l’originaria tipologia del coronamento difensivo, per non perdere o alterare l’immagine della cortina fortificata nell’elemento formale caratterizzante dell’identità stessa del monumento.
Il progetto finalizzato alla ricettività ha riguardato tutti i piani della Rocca, con il ripristino dell’integrità spaziale degli ambienti secondo l’impianto originario. Le pesanti manomissioni subite nel tempo dai piani centrali adattati ad abitazione del Parroco e dei Cappellani, per adeguarli allo standard abitativo corrente, oltre a rendere illeggibile lo spazio interno, avevano compromesso in parte la conservazione delle strutture originari, murarie e lignee. Anche il piano rialzato aveva subito alterazioni e danni, in particolare per l’inserimento di vani tecnici (la centrale termica nell’ambiente che originariamente ospitava le cucine), per soluzioni impiantistiche (scarichi e canalizzazioni) e per interventi di consolidamento statico, che avevano manomesso in modo irreversibile l’unghia di tufite affiorante su cui poggiano le strutture murarie. I due vani orientali, la cantina e la cucina, erano stati ricavati già in origine scavando all’interno il terreno di fondazione per una profondità di 80 cm circa. Il tovo affiorante è sempre rimasto a vista, fino a quando, nel corso degli adattamenti operati negli anni ’70, è stato “rifilato” per addossarvi muretti in cemento armato.
Nel corso dell’intervento di restauro questi recenti manufatti non sono stati rimossi, non risultando praticabile la demolizione manuale a scalpello ed essendo stato decisamente escluso l’impiego di martelli demolitori per i danni che le vibrazioni avrebbero causato a strutture murarie già di per sé fragili e incoerenti, nonché alla stessa base di tufite. Nei tratti dove il terreno di fondazione rimaneva a vista è stato scelto di consolidarlo con silicati di etile e proteggerlo con semplice intonachino di cocciopesto, ricostruito sulla base di tracce ancora presenti sulla muratura del seminterrato. Con tale intervento viene preservata la fragile unghia affiorante dai danni causati dall’umidità e da eventuali manomissioni. Nel piano seminterrato inoltre sono stati ripristinati i servizi igienici già esistenti nel locale di servizio adibito a cantina, ma con soluzione di provvisorietà, con pareti poste direttamente sopra il pavimento, onde consentirne un’agevole rimozione. È stata confermata la presenza della cucina originaria al piano seminterrato, con la riproposizione del caratteristico camino d’angolo in corrispondenza della canna fumaria esistente, ricostruito in base alle tracce delle strutture murarie e delle travi, ancora riconoscibili sulle pareti. Nel piano rialzato sono state riproposte le cucine, accanto alla sala per banchetti e incontri conviviali.