RESTAURO MONUMENTALE - REALIZZAZIONI

COMPLESSO FORTIFICATO SCALIGERO DI MAROSTICA (VI): Castello Superiore e Cinta Muraria - sec. XIV


Restauro conservativo, ripristino filologico e consolidamento statico.

Progettazione, Direzione Lavori e Coordinamento Sicurezza.

COMMITTENTE: Comune di Marostica (VI), Via Tempesta n. 17.
PERIODIO DELLA PRESTAZIONE: 2000-2008

 

                                                                                                                       Castello Inferiore

L'insieme degli interventi eseguiti sia nel Castello Inferiore che nella Cinta Muraria hanno consentito di restituire all'intero complesso fortificato - che costituisce l'immagine stessa di Marostica nel vissuto collettivo - un integrità che altrimenti sarebbe andata perduta.

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Il sistema fortificato di Marostica è stato realizzato a partire dal 1311, anno in cui la città di Marostica pervenne agli Scaligeri: furono avviati i lavori di costruzione ad opera di Cangrande della Scala. Il giorno 1º marzo 1372, come narrano le cronache, ebbero inizio i lavori che, nel tempo di soli tre anni, avrebbero permesso di collegare il Castello Inferiore e la Rocca sul Pausolino con oltre 1600 metri di mura merlate; queste mura si sviluppano adattandosi alla naturale conformazione del terreno, “arrampicandosi” lungo il colle. Esse rappresentano oggi la testimonianza più compiuta e ricca di stratificazioni storiche del sistema di controllo difensivo del territorio, che sorse a tutela delle attività produttive essenziali alla vita degli antichi abitanti. La cinta, fornita di merlatura e di un cammino di ronda continuo a sbalzo, che consentiva la sorveglianza lungo l’intero perimetro, reso ulteriormente sicuro dalla forte pendenza dei versanti del colle, è intervallata da 24 torresini scudati e da quattro porte a quattro sponde, dotate di rivellino antistante. Un tempo un ampio fossato perimetrava i Castelli e i tratti meridionali delle mura. La struttura muraria della cinta, come quella dei Castelli, è stata costruita secondo la tipica tecnica scaligera, a sacco. Le torri erano costruite per livelli sovrapposti, di solito separati, nelle torri a valle, dai suddetti corsi di ripianatura in mattoni. Raggiunta la quota dei camminamenti, veniva posto in opera il solaio in legno solidarizzato alle pareti della Torre tramite travi-tirante annegate nella muratura, spesso ancora oggi presenti: le torri erano voltate a botte; la volta, costruita in mattoni, sosteneva la struttura di copertura, in lastre di pietra di Prun o Asiago, disposte a corsi su due strati, lievemente sfalsate ed inclinate; la copertura era praticabile e un foro passante nella volta, spesso difeso dalle intemperie da una garitta, permetteva l’accesso alla sommità della torre. Le pareti esterne delle torri venivano intonacate “a dente di sega”, con l’esclusione degli angoli in mattoni, non tanto per fini estetici, estranei alla tecnica militare, quanto per proteggere le murature in trovanti di pietra, più soggette al deterioramento a causa delle intemperie e della vegetazione. I camminamenti sono costituiti da lastre in pietra di Prun o Asiago, sostenute da una cornice a sbalzo in mattoni, a corsi aggettanti, mentre un parapetto in legno garantiva il passaggio in sicurezza. Il sistema fortificato scaligero venne mantenuto in efficienza anche nel primo secolo della dominazione veneziana, a seguito della “dedizione” della città di Vicenza, con tutti i suoi possedimenti, alla Serenissima Repubblica (1404); ma dopo le distruzioni della Guerra di Cambrai (1503-1510) si manifestarono per Mura e Castelli – resi ormai obsoleti dall’evoluzione delle tattiche militari e delle armi da guerra – i primi sintomi di decadimento. Solo il Castello Inferiore, divenuto sede del Podestà, fu oggetto di interventi e trasformazioni, che continuarono anche nel XIX secolo.

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STATO DI CONSERVAZIONE

Contestualmente agli interventi sul Castello Inferiore, si sono realizzati anche i lavori sulla Cinta Muraria, eseguiti dopo gli interventi di somma urgenza a cura della Soprintendenza B.A.P. lungo il tratto meridionale, in stretta analogia per metodologia e tecniche di intervento; questo cantiere ha preso avvio dal Castello Superiore, per scendere lungo il versante orientale prima ed occidentale poi del Colle Pausolino. Il settore orientale era caratterizzato da una situazione più critica, dovuta soprattutto alle difficili condizioni di accessibilità determinate dalla forte acclività del colle. A causa del prolungato stato di abbandono, le strutture erano interessate da avanzati fenomeni di degrado, con formazione di rigogliosa vegetazione infestante in grado di favorire, nel tempo, la fessurazione e disgregazione del paramento murario. Inoltre il paramento di numerosi settori del lato orientale della cinta muraria, nonché di alcuni Torresini, presentava situazioni di precarietà statica, caratterizzata da vistose sconnessioni e localizzate cadute di materiale di notevole entità, dovute all’impoverimanto (e in alcuni casi alla completa perdita) delle malte di allettamento originarie, anche per effetto dell’umidità e degli attacchi biodeteriogeni.

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PROGETTO

Il progetto redatto per il recupero della Cinta Muraria ha previsto pertanto – una volta eseguite le necessarie indagini diagnostiche preliminari (statiche, geotecniche e chimico-fisiche) – di eseguire il risanamento della muratura mediante l’asportazione della vegetazione rampicante, la ristilatura delle connessioni tra gli elementi lapidei, il restauro conservativo dei materiali, in particolare in corrispondenza dei Torresini l’esecuzione di consolidamenti localizzati del paramento murario in corrispondenza delle lesioni passanti, con tecniche e materiali tradizionali, in conformità all’esistente. Per le integrazioni (pietrame e laterizi) sono stati utilizzati tutti i materiali di recupero reperiti al piede delle murature stesse. Si è proceduto quindi al recupero dei Torresini, con il consolidamento delle volte in mattoni e il conseguente ripristino della copertura, mediante restauro e eventuale integrazione del rivestimento in lastre di pietra; alla sommità sono state ripristinate le originarie garitte di accesso in muratura rivestite in pietra. Sono stati inoltre ripristinati i tiranti originari e gli impalcati lignei intermedi, utilizzando le sedi delle travature originarie; per i passaggi di quota all’interno dei Torresini sono state quindi installate delle scale in legno di tipo tradizionale. Lo stato di abbandono della struttura nel recente passato, l’esposizione al dilavamento meteorico e la vegetazione infestante avevano inesorabilmente cancellato molte tracce della presenza dell’originario coronamento merlato della Cinta Muraria. Le testimonianze superstiti delle merlature si presentavano in condizioni di precarietà statica: infatti i merli, realizzati mediante una struttura incoerente di pietrame e mattoni, sono gli elementi più esposti alle intemperie e quindi al dilavamento. La loro originaria conformazione era riconoscibile solo in alcuni elementi, a volte anche a ridosso dei torrioni, protetti da essi, soggetti ad interventi di restauro nel passato. Grazie ad essi si è potuto quindi avere indicazioni sulla morfologia originaria delle merlature, estesa a tutta la cinta muraria. Nell’ambito di un “restauro” inteso come pieno e vitale recupero del bene – ove possibile e se documentato – è d’obbligo quindi valutare l’opportunità, nell’ambito degli interventi finalizzati alla conservazione, di un ripristino filologico, purché in presenza di tracce certe e probanti e di elementi tipologici sicuramente originari, ove adeguatamente documentati, come garanzia di conservazione nel tempo del monumento stesso e della sua immagine; a tal fine, nel corso della programmazione dei vari interventi di restauro, è stata rilevata l’opportunità, e la necessità di effettuare degli approfondimenti storici sulle tipologie costruttive delle Mura Scaligere, da presentare nell’ambito di una pubblicazione tecnico-scientifica, finalizzati a costituire utili elementi di riferimento, in grado di restituire al complesso monumentale, se possibile, la sua unitarietà e la sua integrità. Per gli elementi superstiti ancora perfettamente riconoscibili, dove le tracce lo consentivano, è stata applicata una modalità di intervento riconducibile al restauro filologico, in quanto è stata riproposta completamente e compiutamente la configurazione geometrica originaria del coronamento merlato. In altri casi si è proceduto con l’integrazione parziale dei profili di mattoni delle merlature, senza arrivare alla riproposizione dell’originaria conformazione terminale delle stesse.

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CANTIERE

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LAVORO ULTIMATO

A completamento delle opere fin qui descritte, per una esatta riproposizione dell’originaria configurazione geometrico-morfologica della compagine muraria, è risultato essenziale il restauro-ripristino delle feritoie, le cui dimensioni e caratteristiche costruttive erano testimoniate da quelle originarie superstiti, ancora presenti e misurabili sul posto. Le opere realizzate rispondono quindi all’esigenza, quanto mai sentita dalla popolazione locale e quindi dall’Amministrazione Comunale, di restituire per quanto possibile l’originaria configurazione geometrica della Cinta Muraria, riproponendo concretamente solo quegli elementi di certa e documentata originaria presenza, e lasciando solo idealmente indicata la conclusione geometrica dei profili. La parziale riproposizione delle merlature, oltre ad essere operazione rievocante l’originario aspetto scaligero delle mura che permette di riconoscere la partitura ed il ritmo del sistema fortificato, è, come già detto, risultata essenziale quale elemento di protezione della parte sommitale della muratura stessa.

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