RESTAURO MONUMENTALE
Restauro Chiese, Ville, Palazzi e Castelli
CASTELLI SCALIGERI E COEVI
- Arzignano (VI) Cinta Muraria
- Arzignano (VI) Rocca Scaligera
- Campodenno (TN) Castel Belasi
- CASTELFRANCO VENETO (TV) TORRE CIVICA
- Marostica (VI) Castello Superiore e Cinta Muraria
- Marostica (VI) Castello Inferiore
- Montebello (VI) Castello dei Maltraversi
- Sanguinetto (VR) Castello Scaligero
- Soave (VR) Tratto nord Cinta Muraria
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RESTAURO MONUMENTALE - REALIZZAZIONI
CASTEL BELASI IN CAMPODENNO (TN) - sec. XII
Restauro e recupero architettonico del complesso immobiliare Castel Belasi
Progettazione e Direzioni Lavori I stralcio coperture.
COMMITTENTE: Comune di Campodenno (TN)
PERIODIO DELLA PRESTAZIONE: ......
Castel Belasi è uno dei più interessanti esempi di castello che si è evoluto senza soluzione di continuità dal primitivo sito fortificato, probabilmente costituito da un semplice recinto con mastio centrale, a castello residenziale dall’epoca della sua fondazione al XX secolo. E’ stato ipotizzato che sia sorto in origine come volksburg, recinto fortificato comunitario dove la popolazione civile poteva ritirasi in caso di pericolo, e che solo successivamente sia stato convertito ad uso esclusivamente militare attraverso una probabile usurpazione dei diritti della comunità locale.
Le parti probabilmente più antiche, la torre e la cinta muraria di notevole altezza, sono caratterizzate da una analoga tecnologia costruttiva, basata sull’utilizzo di elementi in granito lavorati per la realizzazione degli angoli nelle murature. Due sono gli ingressi al castello ed entrambi protetti da bertesche con caditoie: l’uno verso la filanda, l’altro verso Dercolo. Quest’ultimo ingresso, la porta verso Segonzone, è oggi murato e immetteva direttamente nella corte ovest del palazzo signorile. L’accesso al castello, le cui parti più antiche risalgono al XII secolo, avviene oggi percorrendo la strada verso Dercolo compresa tra le due cortine murarie, oltrepassando l’androne della torre quadrangolare di ingresso. La costruzione di questo rivellino è probabilmente più tarda rispetto alla struttura principale del castello; essa è riportata nella forma attuale nelle iconografie di inizio Ottocento. Al primo cortile si giunge varcando un portale arcuato sovrastato da una bertesca sorretta da cinque mensole. All’interno del cortile, addossati alla cinta muraria, si sviluppano una serie di corpi edilizi un tempo destinati a depositi e stalle.
Le condizioni generali di Castel Belasi e della sua cinta muraria erano andate peggiorando in modo drammatico negli ultimi 50 anni. La situazione delle strutture murarie, lesionate in profondità e pericolosamente fuori piombo, la deformazione stessa delle aperture, lo sgretolamento dei cammini di ronda e delle strutture di sostegno, denotavano il progressivo aggravarsi di dissesti statici che avevano accompagnato da sempre la vita del Castello, imputabili alla vetustà della costruzione, alla stessa tecnica costruttiva caratterizzata da materiali pesanti e leganti poveri, alla mancanza di strutture di fondazione e al degrado localizzato del materiale naturale costituente il piano di fondazione, ma anche alla massiccia presenza di una vegetazione infestante, particolarmente vigorosa, responsabile della disgregazione di parte della cinta muraria. Interventi impropri eseguiti in passato avevano compromesso ulteriormente il fragile equilibrio delle strutture e della loro base di imposta: la presenza di riporti di terreno all’interno della cinta fortificata, aumentando il dislivello esistente tra il piano di calpestio all’interno e all’esterno delle mura, ne avevano favorito la spinta a valle, accentuata dalla pressione dell’acqua priva di adeguato drenaggio al piede della muratura, e dalla forte acclività delle scarpate. E questo in particolare in corrispondenza di alcuni tratti della muratura della cinta esterna (angolo Sud-Ovest) con conseguenti cedimenti differenziali evidenziati dalle indagini geognostiche. La caratteristica struttura muraria, che costituisce l’intero complesso del Castello, è realizzata secondo la tecnica “a sacco” con l’impiego di rocce carbonatiche, graniti, scaglia grigia e dolomia, materiali lapidei per lo più di recupero, mattoni e frammenti di laterizi eterogenei.
Dalle indagini mineralogiche eseguite su diversi campioni, si manifestava un degrado particolarmente accentuato dei leganti, generalmente costituiti da una malta friabile di calce grumosa, piuttosto povera. Le murature, prive di coesione e non adeguatamente collegate tra loro, in alcuni casi presentavano numerose lesioni profonde e fessurazioni verticali, causate da cedimenti differenziali della base di imposta e vistose situazioni di presso-inflessione soprattutto nella cinta esterna, in corrispondenza dell’angolo Sud-Ovest.
Sulla scorta delle osservazioni “in situ” e delle ricerche storiche condotte in merito alle diverse ipotesi sulle fasi di costruzione del complesso monumentale, sulla base di una ricerca sulle tecniche e tipologie adottate, sono stati eseguiti prelievi di campioni su malte e intonaci, per effettuare le analisi chimico-fisiche necessarie alla puntuale verifica delle indagini e delle ricostruzioni storiche, finalizzate alla definzione delle scelte progettuali. Le risultanze delle analisi hanno consentito di definire con buona approssimazione l’aspetto del complesso fortificato nelle diverse epoche nel corso di un millennio, gli schemi di distribuzione e le fasi di accrescimento, e di comprenderne l’organizzazione spaziale nel tempo. Queste hanno quindi costituito un essenziale riferimento per tutte le scelte progettuali, in merito al ripristino dell’integrità spaziale della “grande sala” al III livello, la collocazione dei nuovi percorsi distributivi verticali e dell’impianto elevatore, la definizione delle nuove destinazioni d’uso, sulla base della “vocazione” dei vari ambienti, l’ubicazione delle cucine e dei locali di servizio, il mantenimento dell’attuale assetto delle coperture, la riproposizione di alcuni degli elementi difensivi caratterizzanti, come i percorsi di ronda e la bertesca.
Sulla base delle indicazioni degli Enti maggiormente interessati alla riqualificazione del Castello (Comune, Parco, Enti turistici, P.A.T. …), nella definizione del progetto è stata recepita tutta una serie di destinazioni d’uso in grado di portare ad un “recupero pieno e vitale” del complesso, e quindi di valorizzare “un importante brano della storia della Valle” come centro vivo, comprensivo delle testimonianze di un passato lontano. Anzitutto quindi le attività artigianali tradizionali e artistiche, che potevano trovare spazi adeguati nei piani inferiori degli annessi rustici del Castello, quindi punti di ristoro, in ambienti di grande suggestione: al II livello della “guardiola, nel “canevone” della rocca, nei piani inferiori della parte residenziale affacciata sulla valle e sulla corte rustica. Al piano nobile del nucleo centrale, il più importante e caratterizzante, sale di rappresentanza per il Comune, a disposizione per incontri, mostre, esposizioni, convegni, manifestazioni culturali, mentre al piano superiore “ambienti capaci di un contatto quasi fisico con il passato e con la storia”, “nel quale ogni cosa dovrebbe essere come se fosse ancora abitato e abitabile”, con la riproposizione delle varie funzioni della residenza e di arredi d’epoca, tipici della cultura storica del Trentino e della Val di Non. Al piano superiore degli annessi rustici un ”Centro Giovani”: sale attrezzate per gruppi di ragazzi e scolaresche, finalizzate ad attività didattiche sull’ambiente del parco e sull’ecosistema locale. In corrispondenza degli ingressi al Castello, un servizio informazioni per i visitatori e un book-shop (ad Est) e un alloggio per il custode nella costruzione esterna (a ovest). La cappella interna alla cinta muraria manterrà la sua funzione religiosa, come la Chiesa esterna al Castello: l’intervento di restauro ne esalterà la suggestione attraverso il recupero degli straordinari cicli di affreschi. Ove possibile saranno ripristinati gli elementi tipologici originari del complesso fortificato: il cammino di ronda, le merlature, le aperture, le feritoie, la bertesca minore che originariamente sovrastava l’accesso ad Est, con apparato a sporgere per la difesa piombante.
Nel progetto sono state proposte soluzioni particolari e innovative, anche inedite, al fine di coniugare conservazione e necessità di adeguamento statico e impiantistico. Così per i solai in legno, in parte dotati di antichi controsoffitti, per le pavimentazioni sopra strutture a volta o contro terra. Soluzioni particolari sono state previste anche per minimizzare l’impatto visivo della lattoneria, in particolare delle grondaie, da arretrare o inserite in canali di legno, secondo le tipologie tradizionali. E’ stato adottato il criterio di evidenziare e ripristinare le strutture superstiti senza manomissioni. Gli organismi edilizi, i manufatti, i materiali lapidei saranno liberati da manomissioni, finiture incompatibili e sovrastrutture, consolidati e ripristinati nella loro integrità statica, con interventi “poveri”. I solai esistenti saranno conservati, restaurati ed adeguati, ove necessario, ai carichi di esercizio, tramite soluzioni particolari e innovative, in grado di consentire sia il mantenimento dei controsoffitti esistenti che il contenimento dello spessore degli impalcati, che comprenderanno l’alloggiamento degli impianti. Così tutte le aperture esistenti saranno mantenute inalterate, anche se deformate dai dissesti statici che hanno interessato le murature. Il progetto riguarda tutti i livelli del Castello, con il ripristino dell’integrità spaziale degli ambienti secondo l’impianto originario. I servizi igienici previsti hanno carattere di reversibilità, con pareti poste direttamente sopra il pavimento, onde consentirne un’eventuale agevole rimozione. E’ stata confermata la presenza della cucina al piano seminterrato, con la riproposizione del caratteristico camino in corrispondenza della canna fumaria esistente, ricostruibile in base alle tracce delle strutture murarie e delle travi, ancora riconoscibili sulle pareti. Ove possibile vengono riproposti i livelli e gli impalcati preesistenti, seguendo le tracce ancora visibili dell’imposta delle travi di sostegno nella muratura, nella consapevolezza che quanto proposto può non corrispondere, se non in parte, all’impianto originario, più volte notevolmente rimaneggiato, ma alla più probabile ricostruzione dell’unica situazione tipologicamente coerente documentata sul posto da tracce ancora leggibili. Poiché quella che abbiamo davanti è una sorta di costruzione continua, continuamente ripresa nel tempo, non soltanto per gli adattamenti alle diverse esigenze, ma anche e soprattutto per mantenerla in vita.
Nell’ambito del primo stralcio esecutivo del “Progetto di restauro e recupero architettonico del compendio immobiliare di Castel Belasi”, un primo stralcio dei lavori ha riguardato le coperture. Si è trattato di opere la cui realizzazione si rendeva particolarmente urgente ai fini della conservazione delle strutture e degli apparati decorativi esistenti, nonché necessaria e preliminare alle successive fasi di intervento ai vari livelli.