RESTAURO MONUMENTALE - REALIZZAZIONI

LABORATORIO DI RESTAURO BARCO MOCENIGO IN CASTELLO DI GODEGO (TV) - sec. XV


Restauro conservativo, consolidamento statico ed adeguamento impiantistico.

Progettazione, Direzione Lavori e Coordinamento Sicurezza.

COMMITTENTE: Laboratorio di Restauro M° Restauratore Ugo Gazzola, Castello di Godego (TV), Via Marconi, 66.
PERIODIO DELLA PRESTAZIONE: 2004-2006

listaSTATO DI CONSERVAZIONE     listaPROGETTO     listaCANTIERE     listaLAVORO ULTIMATO

Castello di Godego, antico feudo medioevale, dal ‘400 cominciò a diventare un florido centro dell’entroterra veneziana grazie al commercio di legname e prodotti agricoli, portati a Venezia per via fluviale attraverso il Muson. Tra il XIV e il XVI secolo, rami di casati patrizi della Serenissima vi si insediarono erigendo dimore di alto livello artistico. I Mocenigo, antica famiglia appartenente fin dalle origini della Repubblica all’ordine degli Ottimati e dei Tribuni, e quindi dei Dogi, vi si trasferirono nel 1446, diventando i principali proprietari terrieri. Il loro insediamento in Godego è spiegato dalle vendite di feudi vacanti da parte della Repubblica di Venezia che, nel XV secolo, favorisce l’espansione della proprietà veneziana nell’entroterra. A tale contesto storico-culturale appartiene il cinquecentesco Barco Mocenigo, che faceva parte in origine delle proprietà della famiglia Mocenigo. Dalle mappe del 1698 e 1714 risulta che la barchessa faceva parte della cinquentesca villa Priuli, interamente affrescata da Paolo Piazza da Castelfranco. Il complesso era quindi passato in eredità dai Mocenigo ai Priuli. Nella successiva mappa del 1757 la grande villa risulta demolita, mentre sono ancora riconoscibili, invece, le sue adiacenze fra cui la barchessa in oggetto.  L’edificio, rimaneggiato tra i secoli XVII e XIX e abbellito con elementi provenienti dalla demolita villa Priuli, dal 1917 al 1918 ospitò il reparto di medicina dell’ospedale da campo di Castello di Godego. La proprietà dell’immobile rimane ai Garzoni e ai loro eredi fino al 1986, anno in cui passa al Comune.
Costruito intorno al 1466, il Barco si rifà ad una tipologia assai diffusa nell’entroterra veneziano, affine alle barchesse rustiche, ma da queste distinta per i suoi alti soffitti e per le sale affrescate, adatte alla mondanità dell’epoca con una impronta tipicamente aulica, anche se semplificata nelle soluzioni architettoniche. Il Barco nasce come costruzione non a fine della conduzione del fondo ma con funzione di rappresentanza e parzialmente residenziale, destinato ad ospitare incontri e feste della nobiltà veneziana nell’entroterra. Anche dopo la costruzione dell’adiacente principesca villa Mocenigo Garzoni Martini, la denominazione e l’uso dell’edificio rimasero inalterati e solo dopo un periodo di ristrutturazioni fu trasformato nella tradizionale barchessa rustica, successivamente in opificio e quindi in laboratorio. Dopo diversi anni di abbandono l’immobile sembrava destinato ad un irreversibile degrado. Fortunatamente un’oculata e sensibile operazione dell’Amministrazione Comunale permette il riutilizzo dell’edificio, che nel 1997 è stato concesso in uso al Laboratorio – Scuola di Restauro del M° Ugo Gazzola, con una Convenzione della durata di quarant’anni per la realizzazione di una Scuola Internazionale di Restauro. Si tratta di un’istituzione improntata alla tradizione dei “laboratori-scuola” e delle botteghe artigiane, diffuse fin dal medioevo nel nostro territorio.
 

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STATO DI CONSERVAZIONE

Un’accurata campagna di rilievi e di sondaggi ha consentito di mettere in luce il carattere raffinato dell’antico Barco, i cui ambienti, una volta liberati dalle varie manomissioni eseguite in tempi recenti, risplendono come un vero e proprio libro aperto, quasi una sorta di enciclopedia storico-artistica. Ricco è l’apparato decorativo, in pietra, cotto e affresco, quest’ultimo sviluppato sulle pareti delle salette occidentali del piano terra e su quelle del piano nobile. L’edificio, costruito in mattoni e ciottoli borlanti faccia a vista nella facciata a nord, rivestito da intonaco di calce finito a marmorino bianco nelle facciate a sud ed ovest, ha un andamento longitudinale con tetto a due spioventi e manto di copertura in coppi. Un tempo si estendeva in lunghezza più dell’attuale, poi la maggior parte è crollata per vetustà nel corso degli anni. La facciata principale, orientata a sud, è conclusa da una bella cornice a dentelli in cotto sottogronda, di forme ancora quattrocentesche, che si ripete nel fronte posteriore, ed era connotata da un portico formato da cinque grandi arcate a tutto sesto, poggianti su grossi pilastri quadrati. Rimasti integri solo tre archi prospicienti il cortile, gli altri due, crollati nel 1970, sono stati ripristinati nel corso dell'intervento in argomento. Esisteva poi un’altra parte, ben visibile nella mappa del 1757, priva di porticato, caratterizzata da finestre ben ritmate, adibita a residenza permanente o temporanea di braccianti, fattori o lavoratori stagionali, e quindi organizzata in alloggi accorpati in modo seriale. Di questa parte è rimasta solo una piccola porzione (terza porzione), ampiamente rimaneggiata in epoca recente, che versa in un avanzato stato di degrado. Ma, dopo una campagna di scavi sul sedime del volume crollato (quarta porzione), si sono riscontrate tracce certe e probanti delle antiche fondazioni che sorreggevano le murature portanti, puntualmente riportate negli elaborati progettuali.  Per quanto riguarda le scansioni compositive di facciata, è stato effettuato un attento studio sull’esistente e sono stati individuati i più probabili moduli compositivi.

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PROGETTO

Sulla scorta della documentazione storica e d’archivio, in buona parte mediata inedita, di testimonianze dirette, di una notevole campagna di indagini stratigrafiche, chimico-fisiche sui materiali, e archeologica, è stato definito il progetto di recupero del monumento nella sua integrità e interezza, con la riproposizione documentata dei volumi, e della tipologia delle forometrie originarie. Il metodo adottato, scientifico ed oggettivo, ha trovato piena adesione presso la competente Soprintendenza, che ha riconosciuto a tale riproposizione il valore del ripristino filologico documentato. Si è così potuto recuperare una rarissima testimonianza di tipologia costruttiva veneta particolarmente preziosa e significativa nell’ambito culturale locale, che altrimenti sarebbe andata perduta, in quanto ormai irriconoscibile e crollata per due terzi. Nell’intervento di recupero, che si è articolato in vari stralci funzionali, sono stati impiegati soltanto materiali e tecnologie tradizionali, in linea con il carattere e le finalità della Scuola di Restauro che vi sarebbe stata ospitata. E’ stato condotto uno studio accurato sui criteri compositivi di facciata di organismi tipologicamente affini, con l’individuazione dei ritmi e delle proporzioni delle forometrie, tutte basate rigorosamente sui rapporti aurei.
 

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CANTIERE

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LAVORO ULTIMATO

RESTAURO I PORZIONE E RIPRISTINO DELLA II PORZIONE
In particolare sono stati previsti interventi improntati ad un rigoroso criterio di conservazione e valorizzazione dell’esistente, mediante operazioni condotte il più possibile con tecniche e materiali tradizionali, pianificate a seguito di indagini stratigrafiche mirate, sulle pareti interne dell’edificio, al fine di accertare l’entità degli affreschi presenti, e quindi consentire una attenta e scrupolosa descialbatura in presenza degli stessi. Solo a seguito di una puntuale verifica da parte della Soprintendenza delle campionature relative al restauro degli elementi lapidei, intonaci e affreschi si è proceduto alla conservazione degli stessi, mediante restauro e integrazione di parti mancanti, della scala di accesso al piano primo. Al restauro ed integrazione delle pavimentazioni originarie in battuto di calce alla veneziana del terrazzo o in tavelle di cotto, previo risanamento dall’umidità da risalita, attraverso la creazione di idoneo vespaio drenante e l’impiego di intonaci a base di calce microporosi di tipo deumidificante. Il restauro conservativo degli apparati decorativi ad affresco è stato attuato mantenendo in essere i solai esistenti, questo per una scelta dettata dalla volontà di mantenere l’immagine storicamente consolidata del Barco stesso. Sacrificata quindi l’originaria integrità spaziale, il progetto di recupero comunque ha consentito la riapertura delle arcate parzialmente accecate, e la sostituzione dei tamponamenti murari con serramenti a tutta luce.
RIPRISTINO DELLE PORZIONI III E IV - in corso
Riproposizione della III porzione secondo il principio del ripristino filologico, sulla scorta di un’analisi conoscitiva riconoscibile dalla tracce, e in analogia alle porzioni superstiti. Il ripristino della porzione di edificio crollata verrà proposta sulla base di un’attenta analisi delle fonti storiche, dell’osservazione dello stato di fatto e dell’analisi delle caratteristiche tipologiche e della distribuzione degli spazi interni delle porzioni superstiti, utilizzando tecniche e materiali tradizionali in conformità all’esistente.

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